"IL BLOG PER LA SOPRAVVIVENZA"

martedì 16 ottobre 2007

Primarie e immigrati

Paolo Bassi
Fra i milioni di elettori (veri o presunti che siano) alle primarie del Pd, bisogna contare anche gli immigrati, ai quali Ds e Margherita hanno voluto conferire il diritto di voto. Una novità a metà, visto che i movimenti fondatori del nuovo soggetto politico non hanno mai nascosto di sostenere l'estensione del suffragio, diretto e indiretto, a chi non è cittadino anche per le elezioni “vere”. Una riforma attualmente in “stand by”, ma che rimane un obiettivo della maggioranza di Governo. Anzi, non è da escludere che proprio questa esperienza, possa essere sfruttata come trampolino di lancio per tornare a parlarne anche in Parlamento e passare, al momento opportuno, dalle parole ai fatti.
Domenica i solerti controllori delle “urne democratiche” sembra abbiano chiuso più di un occhio sui voti dei non italiani. Lo sostengono alcune inchieste giornalistiche, secondo le quali, per gli stranieri, dovendo esibire solo il permesso di soggiorno, fosse assai facile poter esprimere la propria preferenza per i vari Veltroni, Bindi, Letta quante più volte volessero. Bastava cambiare seggio e il gioco era fatto. Ma questo, se vogliamo, è un aspetto marginale. Quello che dovrebbe davvero far riflettere, è piuttosto il significato che si vorrà dare a questo voto “straniero”. Non mancheranno quelli che vorranno leggerci “l'esigenza” di uniformare il nostro sistema ai tempi che corrono; e questi si uniranno in coro a quelli che vorranno “premiare” la partecipazione degli immigrati, sostenendo che la loro voglia si “farsi sentire” sia il termometro dell'alto grado di integrazione ormai raggiunto nella nostra società. Partecipazione, integrazione, dialogo, confronto, torneranno ad essere un “mantra” da recitare ad ogni piè sospinto, per inculcare nelle teste degli scettici cittadini del Belpaese, che questo passaggio sia cosa buona e giusta e tutti abbiamo di che guadagnarci. In realtà ad “incassare” saranno soprattutto gli ex ulivisti. Il Pd, nato per fusione degli apparati ex-Pci ed ex-Dc con la benedizione dei poteri forti, è tutto meno che un soggetto “popolare”. Anzi, più si strutturerà, più perderà il sostegno di quel mondo fatto di associazioni, circoli, militanti di base, che ancora esiste in casa Ds e Margherita. Avere dalla propria il finanziere “etico” e l'imprenditore “illuminato” va bene, ma in cabina elettorale, si sa, anche loro contano come l'impiegato o la casalinga. E se persino l'operaio ha dimostrato di non avere più una grande “coscienza di classe”, bisogna correre ai ripari. E quale soluzione migliore, se non quella di ammiccare ai nuovi venuti, ai quali poter far credere che nel Pd troveranno un valido sostegno alla loro “causa”. Poco importa del fatto che si sovverta il principio del bilanciamento fra diritti e doveri che sta alla base di qualsiasi contratto sociale. E perché porsi il problema del fatto che questi, in pochi anni, potranno organizzarsi e dare vita a veri e propri partiti etnici. L'importante è tamponare l'emorragia di consensi. Gli altri sono problemi futuri. E la priorità, oggi, è salvare quante più poltrone possibili.

1 commento:

LIBERTA' ha detto...

i movimenti fondatori del PD nuovo soggetto politico non hanno mai nascosto di sostenere l'estensione del suffragio, diretto e indiretto, a chi non è cittadino anche per le elezioni “vere”.
ELETTORI DI CENTRO-SINISTRA PREPARATEVI AD ESSERE RAPPRESENTATI DA EXTRACOMUNITARI......

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