"IL BLOG PER LA SOPRAVVIVENZA"

giovedì 20 dicembre 2007

CARO BABBO NATALE

HO, DICIAMO INTERCETTATO UNA LETTERINA PER BABBO NATALE:
Quest’anno voglio inviare, nonostante i miei 50 anni, una letterina a Babbo Natale. Ecco cosa ci scriverò, provocatoriamente, sperando che lui o altri che la leggeranno percepiscano la pena ed il disagio che vi sono nascosti: “Caro Babbo Natale, siccome ormai le cose vanno così, sotto l’albero voglio trovare un bel permesso di soggiorno con la mia nuova cittadinanza di uno di quei paesi che conosci tu.
Così potrò ignorare ogni legge o regola senza essere punito, potrò rompere le scatole ai semafori e sputare sul parabrezza a chi non vuole che glielo lavi, potrò mandare a quel paese ogni poliziotto che mi ferma tanto lo sa che poi uscirei subito, potrò pretendere cose che qui fessi di italiani nemmeno si sognano: tipo casa e lavoro o un bel sussidio e potrò far togliere presepi e simili pagliacciate perché disturbano il mio dio. Insomma, per poter fare qui il mio porco comodo perché, a casa mia, per molto meno, mi porterebbero alla forca. Ti prego, Babbo Natale, portamelo questo permesso, prima che eliminino anche Te come non political correctly”.

SI BELLINA LA LETTERINA PERO' HA IMENTICATO QUALCOSA: CARO BABBO NATALE ABBONAMI UN'ULTIMA COSA: QUELLA SICURA COLTELLATA CHE PRIMA POI PRENDERO' DA UN EXTRACOMUNITARIO SIA CHE RESTI IN ITALIA O CHE ME NE VADA ALL'ESTERO!

mercoledì 19 dicembre 2007

L'EXTRACOMUNITARIO DELLA PORTA ACCANTO

MAI VISTO - MAI CONOSCIUTO - L'EXTRACOMUNITARIO REGOLARE PRECISO REGOLARE - UN GIORNO DECIDE - IL TUNISINO - DI UCCIDERE QUEELL'INFEDELE DELLA PORTA ACCANTO..........NON HO PAROLE.....GENTE PENSATECI SU..BENE!

LUI ARTIGIANO - LAVORATORE AUTONOMO -32ENNE UCCIDE 35ENNE ITALIANO
OPERAIO - MA ALLORA A QUESTO PUNTO - IDEALMENTE CADONO TUTTE LE IMPALCATURE DI BUGIE SU CUI SI BASA LA POLITICA ONNISCIENTE DEL CENTRO SINISTRA ED ANCHE DELLA CDU I CASINI...CESA....ECT. -
SE QUESTI ELIMINANO ANCHE GLI OPERAI ITALIANI - ALLORA....NON VENGONO QUI "PERCHE' ABBIAMO BISOGNO DI MANO D'OPERA"!?!?!?
VENGONO SOLO PER FAR CALARE I COSTI DELLA MANO D'OPERA E ALLORA.....VOI ESTREMISTI DI SINISTRA CHE DIFENDETE GLI EXTRACOMUNITARI.....E DI RIFLESSO I DATORI DI LAVORO CAPITALISTI.... RITORNATE A CONSIDERARE LA POLITICA D'IMMIGRAZIONE.

giovedì 13 dicembre 2007

POLITICA DEL RICATTO

OGGI ASSISTIAMO ALLA POLITICA DEL RICATTO: COSI' DENOMINATA IN QUANTO COSTITUITA IN PRIMIS DA PARTITI POLITICI MINORI CHE TENGONO IN STALLO OPPURE INDIRIZZANO LA POLITICA DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO: EVENTO RIPETUTASI INNUMEREVOLI VOLTE COL PRESENTE GOVERNO PRODI IN CUI I PICCOLI PARTITI LENINIANI IMPONGONO LE LORO POLITICHE. PURTROPPO QUESTO TIPO DI POLITICA E' STATA PRESA AD ESEMPIO ANCHE DAI VARI GRUPPI PRIVATI I PRESSIONE: VEDASI IN ULTIMO I CAMIONISTI CHE DI FATTO RICATTANO IL GOVERNO, IN PASSATO I TAXISTI......UNA VERA POLITICA EMULATIVA.....

martedì 11 dicembre 2007

PROPAGANDA DI REGIME

IN GENERE SI PENSA DI VIVERE IN UN PAESE DEMOCRATICO:L'ITALIA INVECE SE VAI A FONDO E CONTROLLI VERAMENTE LE FONTI D'INFORMAZIONE TI ACCORGI CHE LA MANIPOLAZIONE DELLE NOTIZIE E' DIETRO AD OGNI ANGOLO, MA QUEL CHE E' PEGGIO LA MANIPOLAZIONE AVVIENE ANCHE AD OPERA DELLE INFORMAZIONI AL CITTADINO TRAMITE SERVIZI CHE DOVREBBERO ESSERE AL DI SOPRA: L' ISTAT -PER CONDIZIONARE SULLA BASE DELLE PROPRIE IDEE DI PARTITO: LE NOTIZIE VENGONO DATE AD HOC! QUANDO SERVONO!
ULTIMA LA NOTIZIA CHE SULLE VIOLENZE ALLE DONNE PER IL 69% AVVENGONO AD OPERA DI PARENTI - SOLO IL 10% POI CORRETTO A 6% AD OPERA DI EXTRACOMUNITARI.
CI SI DIMENTICA DI DIRE CHE ANCHE NEI PARENTI SONO COMPRESI EXTRACOMUNITARI - CI SI DIMENTICA DI DIRE CHE NELLE FAMIGLIE A POSTO LA VIOLENZA CHE COLPISCE E' QUELLA ESTERNA - QUELLA CHE AVVIENE VERSO LA PROPRIA FIGLIA-MOGLIE-MADRE QUANDO ESCE DI CASA - CI SI DIMENTICA DI DIRE CHE IN QUESTO CASO IL 6% LIEVITA ALMENO AL 50% CONSIDERANDO CHE GLI EXTRACOMUNITARI SONO IL 5% DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE SUL SUOLO ITALICO - GENTE TRAETE VOI LE CONCLUSIONI SENZA CONDIZIONAMENTI!!!!

sabato 8 dicembre 2007

IMMIGRATI REGOLARIZZATI SPARANO PER UCCIDERE

RAPINATORI IMMIGRATI REGOLARI FERMATI DAI CARABINIERI FANNO FUOCO FERENDONE DUE
MA ALLORA VOLETE LAVORATORI EXTRACOMUNITARI: KOSOVARI-MAROCCHINI-ALBANESI-TURCHI:
ECCOVELI E MI RACCOMANDO TENETEVELI BEN STRETTI!

DA CHI LEGGE - ESIGO UN COMMENTO!

giovedì 6 dicembre 2007

Lega in prima linea contro immigrazione

Dal Nord lezione di sicurezza

Matteo Mauri Tratto da La Padania 06/12/2007
Le iniziative dei sindaci della clandestina e delinquenza, hanno avuto ieri la benedizione dei senatori del Carroccio. Massimo Bitonci ed Ettore Pirovano, rispettivamente sindaco di Cittadella (Pd) e vicesindaco di Caravaggio (Bg), nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Madama, hanno illustrato la propria esperienza, lanciando una sorta di scambio di best practices, che da oggi coinvolgerà a catena moltissimi sindaci padani.
Il presidente dei senatori leghisti Roberto Castelli, che ha fatto da padrone di casa, ha sottolineato come ieri si stesse celebrando «una giornata importante, nella quale un sindaco ci ha insegnato come si legifera». Il riferimento è a Massimo Bitonci, primo cittadino di Cittadella, che, utilizzando le norme vigenti, ha emesso un’ordinanza che, tra le altre cose, prevede un reddito minimo garantito per poter richiedere la residenza. Bitonci, in mattinata presente sulle tribune del Senato, era stato accolto da applausi e standing ovation da parte del gruppo dei senatori del Carroccio. È ancora Castelli a spiegare il senso dell’iniziativa padana: «Vogliamo illustrare come le azioni intraprese da alcuni sindaci stiano assumendo un sapore normativo supplendo in qualche modo alle carenze dello Stato». E ancora: «Da sindaci come Bitonci arrivano esempi di risposte alle esigenze di sicurezza che il Governo centrale ignora. Ormai siamo ad una deriva quasi americana ma lo Stato è inerte e, anzi, il decreto Amato in discussione qui al Senato rischia di essere il cavallo di Troia per abbassare ulteriormente le soglie di sicurezza». Quindi «i sindaci intervengono con norme amministrative che hanno sempre più un sapore legislativo perché la legislazione del territorio sopperisce alle mancanze dello Stato. La sussidiarietà significa anche questo. Meglio le norme del territorio che il testo del Palazzo, che poi è quello del ministro Amato». Che evidentemente non è visto di buon grado in Padania.
Il sindaco di Cittadella ha illustrato la sua ordinanza che permette agli immigrati di risiedere in paese solo se hanno un reddito di almeno 5200 euro l’anno, che vieta di riunirsi a bere alcolici nei giardini del paese, di vivere solo in luoghi che hanno ottenuto l'agibilità anche di tipo igienico. «Servono - sostiene - regole semplici ma certe. I sindaci si sentono molto distanti dallo Stato. Ci sono già 50 sindaci nel Veneto, 20 nel bergamasco e lo stesso nel milanese, che vogliono adottare ordinanze simili alla mia». Appunto, l’effetto domino su cui contano i vertici del Carroccio. «La mia ordinanza è stata presa nel pieno rispetto della normativa italiana che recepisce la direttiva comunitaria. Il ministro Amato ne è stato l’inconsapevole sponsor pubblicitario quando l’ha condannata senza nemmeno averla letta». Il motivo della decisione è semplice: «Negli ultimi due anni abbiamo verificato un’impennata di furti, rapine e stupri legati al fenomeno dell’immigrazione incontrollata». E allora, ecco una serie di ordinanze, quella, appunto, definita “anti-sbandati”, ma anche il divieto di sosta per i nomadi; no agli alcolici consumati in centro, certificazione di un alloggio vivibile anche sotto il profilo dell’igiene. Azioni forti che hanno scaturito una reazione intimidatoria. Bitonci è stato infatti destinatario di un avviso di garanzia per usurpazione di funzioni pubbliche, dopo la creazione di una commissione consultiva sulle richieste di residenza per poi poter segnalare alle autorità le situazioni di pericolosità sociale. «Ma io non volevo sottrarre competenze alla questura o alla prefettura e, dopo un colloquio con il magistrato, credo che la bolla di sapone si sgonfierà». I consensi ricevuti sono arrivati da tutta Italia perché «il problema è che i sindaci si sentono abbandonati dallo Stato che sono chiamati a rappresentare».
Ma oltre a Cittadella anche il caso Caravaggio fa scuola. Lì il sindaco ha emesso un’ordinanza che impone agli impiegati dello stato civile di accettare richieste di pubblicazioni di matrimonio solo per gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno. L’ordinanza, controfirmata dal vice sindaco, il senatore Ettore Pirovano, vuole evitare la «surrettizia regolarizzazione» degli stranieri che con il matrimonio con un italiano acquisiscono la residenza e dopo due anni la cittadinanza, mentre in condizioni normali ad uno straniero occorrono dieci anni prima di avere la cittadinanza italiana. «Non sposiamo chi non ha il permesso di soggiorno - dice Pirovano - e provocatoriamente aspettiamo che un prefetto ci imponga di sposare un clandestino». Insomma, la sfida è lanciata. «Ci sono troppi casi di stranieri che sposano italiani, magari più vecchi, per avere la cittadinanza- spiega ancora Pirovano - perciò il permesso di soggiorno è indispensabile. D’altronde siamo in una situazione in cui il potere supremo, cioè il prefetto, che deve convalidare il documento sulla nazionalità dello straniero, è lo stesso potere che dà la convalida senza verificare che il giorno prima non sia stato emesso verso lo stesso cittadino un decreto di espulsione. Aspettiamo con ansia - ribadisce - che il prefetto o il ministro ci impongano di sposare un clandestino. E risponderemo picche». E quanto alle cifre fornite dal Viminale sulle espulsioni realizzate, Pirovano attacca: «In realtà gli espulsi non sono stati più di sette o otto, anche perché come farebbe la polizia ad accompagnare i clandestini alla frontiera se non ha nemmeno i soldi per pagarsi la benzina?».
Infine il manifesto ispirato dalla Lega Svizzera. Il Carroccio ha deciso di prendere a prestito i manifesti sulla sicurezza realizzati in Svizzera dall’Udc e che raffigurano tre pecore bianche che scacciano quella nera.
L’immagine è accompagnata da due scritte: “Diamo la residenza solo agli stranieri onesti che lavorano” e ”Sicuri a casa nostra”. Per evitare che la sinistra potesse stravolgere la realtà, Castelli ha tenuto a precisare: «Vi prego di non strumentalizzare: la pecora nera non si ispira a connotazioni razziste ma a quelle della tradizione italiana che vuole la pecora nera come quella che traligna dal gregge».

lunedì 3 dicembre 2007

UMBERTO BOSSI: "CHI TOCCA LA LEGA NORD MUORE"

CHI TOCCA LA LEGA MUORE - Il Segretario a Torino: «Se la nuova legge elettorale ci lascia fuori vuol dire che si vuole fare una rivoluzione. Ma noi abbiamo milioni di voti e chi dirige la politica non deve fare queste stupidaggini»
Bossi: «Non soffiate sulla rabbia padana»
La grande attesa per l’arrivo del Segretario Federale della Lega Nord Umberto Bossi alla manifestazione sulla sicurezza, organizzata dal Carroccio piemontese a Torino, è stata premiata da un enorme successo di adesioni ai gazebo leghisti: alle ore 13 di ieri erano oltre 10mila le firme raccolte sotto le bandiere della Padania.
E l’attesissimo intervento politico del Senatur, assediato da una nuvola di giornalisti, non ha deluso: «Se la nuova legge elettorale ci lascia fuori, noi che abbiamo così tanti voti, vuol dire che si vuole innescare un processo rivoluzionario in tempi brevissimi. Noi comunque, avendo milioni di voti, non potremmo mai morire. Però mi chiedo che interesse abbia il sistema a scatenare la rabbia lombarda, veneta e piemontese. …A meno che non siano scemi. Chi dirige la politica dovrebbe rendersi conto che a furia di fare stupidaggini, alla fine, verrà fuori un casino».
In altre parole, chi tocca la Lega muore.
Messe subito le cose in chiaro, Umberto Bossi ha continuato il dialogo coi giornalisti sulla legge elettorale con la calma propria del forte, dicendo che, senza niente di scritto, gli incontri non valgono molto. Il Senatur ha poi aggiunto che certamente sarebbe stato meglio muoversi prima per fare una buona legge elettorale, ma che alcuni margini di lavoro su questa riforma esistono ancora. Un’affermazione questa che, dopo l’apertura di ieri di Silvio Berlusconi a Gianfranco Fini, lascia intravedere una prospettiva di ricucitura dei rapporti anche all’interno del centrodestra. Con serafica chiarezza il leader del Carroccio ha infine dribblato anche le domande di alcuni giornalisti ansiosi di alimentare le polemiche politiche nel centrodestra. «Il Partito delle Libertà? Per noi non cambia niente. Non cambia nulla perché se si litiga all’interno, allora è meglio avere ognuno un suo partito invece che unirsi e poi essere separati in casa. Non conviene, perché non combini niente».
Ma a Torino Bossi non ha ovviamente parlato soltanto di legge elettorale. «La sinistra - ha detto il capo della Lega tra gli applausi della gente - sta cercando in tutti i modi di favorire l’ingresso di un proletariato esterno, gli immigrati, per sfruttarne il voto. Ma questo vuol dire scardinare la nostra società e scatenare una guerra per il diritto alla casa, al lavoro, per il diritto dei cittadini ad avere una città sicura». «La nostra legge sull’immigrazione - ha concluso - è una buona legge perché lega l’ingresso nel Paese al lavoro. Solo così, infatti, l’immigrazione diventa sopportabile per chi ospita e anche per chi arriva».
L’abbraccio dei torinesi a Bossi è stato come sempre forte e caloroso. Oltre a molti esponenti del Carroccio, erano veramente in tantissimi i semplici cittadini ad aspettare il leader del Carroccio all’angolo tra via Frejus e corso Racconigi: lavoratori, pensionati, giovani. Anche alcuni stranieri, ben integrati nel tessuto sociale torinese, hanno avvicinato il gazebo leghista per chiedere una città più sicura e per lamentarsi delle politiche sulla sicurezza della Giunta torinese e del Governo Prodi.
«L’arrivo del Segretario Federale in città - ha commentato a caldo il segretario nazionale della Lega Nord Piemont Roberto Cota - è stato fondamentale per dare una sferzata a questa Torino che pian piano sta ritrovando se stessa e, con essa, la voglia di reagire. La gente è con noi quando diciamo basta agli indulti e sì alla certezza della pena, quando chiediamo di fermare la proposta di legge Amato-Ferrero e di rinforzare la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Con esempi di amministrazioni come quella di Novara del nostro sindaco Massimo Giordano abbiamo dimostrato come a Torino si potrebbero fare tante cose per la sicurezza e contro l’immigrazione clandestina. E invece non sono mai state fatte». Ma chi tocca la Lega, muore.

Gazebo devastato a Livorno

Gazebo devastato a Livorno Esponenti del centro sociale Godzilla di via dei Mulini hanno aggredito ieri i militanti leghisti che, in un gazebo allestito al mercato centrale di Livorno, distribuivano materiale informativo. «Stavamo volantinando - spiega il responsabile organizzativo provinciale del Carroccio, Emiliano Baggiani - quando una decina di giovani ha iniziato a devastare il nostro gazebo, rubando tutto il materiale e proferendo pesanti minacce, “razzisti, vi ammazziamo”. Ci hanno intimato di non farci mai più vedere in giro. È l'ennesimo episodio di squadrismo rosso». Il tutto sotto gli occhi di centinaia di persone, dei vigili urbani e degli agenti della Digos. Ovviamente il Carroccio livornese non si farà intimidire.

«Un nuovo testimonial?» ....AZOUZ

Castelli: «Un nuovo testimonial?»
Spaccio: Azouz dalla tv alla cella dal nostro inviato Iva Garibaldi LA PADANIA 02/12/2007
Anche subito dopo la strage della sua famiglia lui s’era presentato agli sguardi dei giornalisti e delle telecamere in maniera molto composta. Abiti alla moda, occhiali a specchio, passo deciso. Decisamente trendy, quasi un modello o un personaggio televisivo.
E infatti, Azouz Marzouk, tunisino, 27 anni, padre, marito, genero di tre delle quattro vittime barbaramente trucidate quasi un anno fa a Erba dai vicini di casa, a quel ruolo prontamente offerto non si sottrae. Copertine sui giornali, interviste, ospitate in numerosi programmi televisivi dove viene chiamato per parlare della strage e della sua tragedia. La settimana scorsa torna sul luogo del delitto, la casa di via Diaz, per un sopralluogo con il suo avvocato. Al termine parla di sentimenti di «dolore e rabbia, tutto quello che ho visto mi hanno ricordato Youssef e Raffaella. Gli assassini meritano due ergastoli a testa ma penso sempre alla pena di morte». Ma per Marzouk ieri è cominciato un altro capitolo. È stato arrestato con l’accusa di concorso in spaccio e traffico di stupefacenti. In carcere, per ordine della procura di Como, sono finiti in sei, tutti tunisini, tra cui anche Sadok fratello di Azouz. Complessivamente le ordinanze di custodia cautelare sono dieci.
L’inchiesta parte dal 2002 e il quadro indiziario è pesante: secondo l’accusa la droga, hashish e cocaina, proveniva presumibilmente dalla Tunisia e per essere spacciata nell’intera Lombardia. Ieri, tramite il suo avvocato, ha negato ogni coinvolgimento nella vicenda. Ma Azouz in carcere un anno fa c’era già finito sempre per questioni di droga. Condannato a quattro anni, ha scontato pochi mesi grazie all’indulto. Certo, qui non si vuole fare un processo. A questo ci penseranno i giudici. C’è un però. Perchè quello che proprio non vorremmo vedere è la replica del rom che, dopo aver ammazzato quattro ragazzi ad Appignano travolgendoli con il suo furgone, è diventato una specie di star. Testimonial di una linea di abbigliamento e accessori, orologi venduti all’asta su e-bay, probabile autore di un futuro libro di memorie. E il fatto che Fabrizio Corona, il fotografo divenuto famoso dopo essere stato protagonista dell’inchiesta Vip, sia arrivato a bordo di una Range Rover a casa di Azouz a poche ore dal suo arresto la dice lunga sulla piega che sta per prendere tutta la vicenda. Sembra quasi profetica la dichiarazione di Roberto Castelli, affidata alle agenzie subito dopo la notizia dell’arresto: «mi auguro che non arrivi un nuovo “illuminato” manager – ha detto - che voglia utilizzare Azouz come testimonial di qualche nuovo prodotto da lanciare». Quasi un mondo alla rovescia dove l’essere accusati di reati anche tremendi diventa una specie di viatico per accedere alla celebrità, al successo, ai soldi.
«Fermo restando quello che sono le responsabilità, che non possono che essere personali – dice Roberto Calderoli - vorrei chiedere ad alcuni saccenti conduttori televisivi, che hanno ripetutamente presentato Marzouk come se fosse un opinionista, cosa ne pensano adesso».
Per Calderoli «l’aver subito un grave lutto, che è accaduto a lui, non lo fa diventare automaticamente un maestro di vita. Riflettano. Perché forse - conclude - è anche loro la responsabilità se oggi qualcuno arriva a chiedere al rom che ha sterminato quattro giovani di diventare un testimonial pubblicitario. In alcuni casi a volte i cattivi maestri possono essere anche nel mondo dell’informazione». Sta nascendo una nuova categoria: quelli che diventano famosi dopo essere stati implicati in un fatto di cronaca possibilmente nera.
Illuminanti le parole di Corona che ammette d’aver guadagnato su Azouz, poi diventato anche suo amico. E ha anche ricordato che, proprio in conseguenza di fatti di cronaca, è diventato amico pure delle gemelle Cappa, le cugine di Chiara Poggi, la giovane uccisa lo scorso 13 agosto a Garlasco, e di Patrick Lumumba, arrestato e poi rilasciato per il delitto di Perugia. E con Lumumba, ha detto, «presto incideremo un disco». «Non è compiendo crimini, ammazzando innocenti o spacciando droga – dice Davide Boni - che si può raggiungere il successo e la fama. Per questo non dobbiamo creare degli antieroi, strumentalizzando vicende e fatti di cronaca senza alcun rispetto per le vittime».

Una rete europea contro le moschee

Da Bologna a Padova, da Londra a Marsiglia, da Siviglia a Colonia
Una rete europea contro le moschee
I comitati dei cittadini fanno squadra: difendiamo casa nostra dal nostro inviato Igor Iezzi LA PADANIA 02/12/2007
Bologna, Padova, Londra, Colonia, Marsiglia, Siviglia. Nascono i comitati civici contro le moschee e si uniscono per una lotta comune. Di fronte all’internazionale del terrore, l’internazionale della resistenza. Contro chi fa del fanatismo, dell’intolleranza, dell’odio le proprie caratteristiche si schierano i difensori dell’Occidente. Islamici contro Europa. Fino a ieri una battaglia che sembrava segnata, con l’occidente arresosi all’avanzata della mezzaluna. L’unica forma di resistenza era quella portata avanti da alcune forze politiche identitarie, come la Lega Nord in Padania, e poco altro. Le istituzioni italiane ed europee erano e sono sorde agli allarmi lanciati dalla stragrandissima maggioranza della popolazione. Il pericolo Islam viene sottovalutato. Così, non rimane altra soluzione, per i cittadini, di scendere in campo direttamente. Ovunque, in Padania, in Italia e in Europa stanno nascendo comitati, associazioni, gruppi e organizzazioni che hanno come scopo quello di resistere contro l’invasione islamica. Spesso questo fenomeno viene portato alla ribalta dalla costruzione di una nuova moschea. Il balzo in avanti è stato compiuto, al piano di conquista islamica si contrappone ora un nuovo progetto. Per la Lega Nord si chiama “padroni a casa nostra”, per milioni di altri cittadini è rappresentato dalla paura di avere come vicini di casa un qualche imam che inneggia alla jihad. Comunque sia, si tratta di una sollevazione popolare che da sparuta e spontanea sta diventato di massa e organizzata. Il prima passo è stato compiuto venerdì a Bologna, in occasione di un convegno sulla moschea che il primo cittadino Sergio Cofferati vuole costruire in città. Organizzato dalla Lega Nord e dalla Lega antidiffamazione cristiana, hanno inviato propri rappresentanti o messaggi di solidarietà gruppi da tutta Europa. Un primo passo, si diceva, pubblico, preceduto da telefonate, riunioni, contatti, messaggi. Sotto l’abile regia di Adriana Bolchini, nel suo doppio ruolo di Presidente nazionale dell’Osservatorio del diritto italiano e internazionale e di direttrice della rivista telematica Lisistrata, a Bologna si sono “stretti la mano”, via cavo o personalmente, gruppi provenienti da tutta Europa. Da Bologna, il cui gruppo animato da Norma Tarozzi ha organizzato il convegno, a Marsiglia, da Colonia a Siviglia, passando per Padova e Londra. Si tratta di gruppi civici, comitati, spesso si sono formati grazie ad internet. Ma da virtuali sono diventati reali. Il nemico comune per tutti è la moschea. Come la grande moschea di cui si parla per Colonia e per Siviglia che ha spinto migliaia di cittadini a scendere in piazza ed unirsi. A Marsiglia l’8 dicembre i residenti troveranno la solidarietà di centinaia di migliaia di francesi pronti ad accorre in città per protestare contro la nascita di un nuovo luogo di culto islamico. Per non parlare di Londra, dove i comitati civici contro la costruzione della moschea londinese, hanno raccolto il sostegno del Centre For Vigilant Freedom. Dominique Devaux e Chris Knowles, responsabili dell’associazione, da tempo si battono contro questa nuova costruzione che inizialmente doveva essere grande 10 volte Westminster e accogliere 70 mila fedeli su 68mila metri quadri, rendendola così la moschea più grande del mondo, escludendo ovviamente il Medio Oriente, e il più grande edificio religioso della Gran Bretagna. Anche loro, come hanno fatto a Bologna, hanno raccolto le firme, oltre 250mila, e il progetto della maxi moschea è stato parzialmente ridotto ad una capienza di 12 mila credenti, ancora gigantesca. «La moschea è solo il terminale, la base del cancro è l’invasione islamica» ci dice Bolchini. «Vogliamo evitare l’islamizzazione della nostra società». La battaglia è agli inizi, ma l’esercito dei nuovi crociati sta ingrossando le proprie fila.

Immagini - Il Padano -