"IL BLOG PER LA SOPRAVVIVENZA"

giovedì 6 dicembre 2007

Lega in prima linea contro immigrazione

Dal Nord lezione di sicurezza

Matteo Mauri Tratto da La Padania 06/12/2007
Le iniziative dei sindaci della clandestina e delinquenza, hanno avuto ieri la benedizione dei senatori del Carroccio. Massimo Bitonci ed Ettore Pirovano, rispettivamente sindaco di Cittadella (Pd) e vicesindaco di Caravaggio (Bg), nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Madama, hanno illustrato la propria esperienza, lanciando una sorta di scambio di best practices, che da oggi coinvolgerà a catena moltissimi sindaci padani.
Il presidente dei senatori leghisti Roberto Castelli, che ha fatto da padrone di casa, ha sottolineato come ieri si stesse celebrando «una giornata importante, nella quale un sindaco ci ha insegnato come si legifera». Il riferimento è a Massimo Bitonci, primo cittadino di Cittadella, che, utilizzando le norme vigenti, ha emesso un’ordinanza che, tra le altre cose, prevede un reddito minimo garantito per poter richiedere la residenza. Bitonci, in mattinata presente sulle tribune del Senato, era stato accolto da applausi e standing ovation da parte del gruppo dei senatori del Carroccio. È ancora Castelli a spiegare il senso dell’iniziativa padana: «Vogliamo illustrare come le azioni intraprese da alcuni sindaci stiano assumendo un sapore normativo supplendo in qualche modo alle carenze dello Stato». E ancora: «Da sindaci come Bitonci arrivano esempi di risposte alle esigenze di sicurezza che il Governo centrale ignora. Ormai siamo ad una deriva quasi americana ma lo Stato è inerte e, anzi, il decreto Amato in discussione qui al Senato rischia di essere il cavallo di Troia per abbassare ulteriormente le soglie di sicurezza». Quindi «i sindaci intervengono con norme amministrative che hanno sempre più un sapore legislativo perché la legislazione del territorio sopperisce alle mancanze dello Stato. La sussidiarietà significa anche questo. Meglio le norme del territorio che il testo del Palazzo, che poi è quello del ministro Amato». Che evidentemente non è visto di buon grado in Padania.
Il sindaco di Cittadella ha illustrato la sua ordinanza che permette agli immigrati di risiedere in paese solo se hanno un reddito di almeno 5200 euro l’anno, che vieta di riunirsi a bere alcolici nei giardini del paese, di vivere solo in luoghi che hanno ottenuto l'agibilità anche di tipo igienico. «Servono - sostiene - regole semplici ma certe. I sindaci si sentono molto distanti dallo Stato. Ci sono già 50 sindaci nel Veneto, 20 nel bergamasco e lo stesso nel milanese, che vogliono adottare ordinanze simili alla mia». Appunto, l’effetto domino su cui contano i vertici del Carroccio. «La mia ordinanza è stata presa nel pieno rispetto della normativa italiana che recepisce la direttiva comunitaria. Il ministro Amato ne è stato l’inconsapevole sponsor pubblicitario quando l’ha condannata senza nemmeno averla letta». Il motivo della decisione è semplice: «Negli ultimi due anni abbiamo verificato un’impennata di furti, rapine e stupri legati al fenomeno dell’immigrazione incontrollata». E allora, ecco una serie di ordinanze, quella, appunto, definita “anti-sbandati”, ma anche il divieto di sosta per i nomadi; no agli alcolici consumati in centro, certificazione di un alloggio vivibile anche sotto il profilo dell’igiene. Azioni forti che hanno scaturito una reazione intimidatoria. Bitonci è stato infatti destinatario di un avviso di garanzia per usurpazione di funzioni pubbliche, dopo la creazione di una commissione consultiva sulle richieste di residenza per poi poter segnalare alle autorità le situazioni di pericolosità sociale. «Ma io non volevo sottrarre competenze alla questura o alla prefettura e, dopo un colloquio con il magistrato, credo che la bolla di sapone si sgonfierà». I consensi ricevuti sono arrivati da tutta Italia perché «il problema è che i sindaci si sentono abbandonati dallo Stato che sono chiamati a rappresentare».
Ma oltre a Cittadella anche il caso Caravaggio fa scuola. Lì il sindaco ha emesso un’ordinanza che impone agli impiegati dello stato civile di accettare richieste di pubblicazioni di matrimonio solo per gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno. L’ordinanza, controfirmata dal vice sindaco, il senatore Ettore Pirovano, vuole evitare la «surrettizia regolarizzazione» degli stranieri che con il matrimonio con un italiano acquisiscono la residenza e dopo due anni la cittadinanza, mentre in condizioni normali ad uno straniero occorrono dieci anni prima di avere la cittadinanza italiana. «Non sposiamo chi non ha il permesso di soggiorno - dice Pirovano - e provocatoriamente aspettiamo che un prefetto ci imponga di sposare un clandestino». Insomma, la sfida è lanciata. «Ci sono troppi casi di stranieri che sposano italiani, magari più vecchi, per avere la cittadinanza- spiega ancora Pirovano - perciò il permesso di soggiorno è indispensabile. D’altronde siamo in una situazione in cui il potere supremo, cioè il prefetto, che deve convalidare il documento sulla nazionalità dello straniero, è lo stesso potere che dà la convalida senza verificare che il giorno prima non sia stato emesso verso lo stesso cittadino un decreto di espulsione. Aspettiamo con ansia - ribadisce - che il prefetto o il ministro ci impongano di sposare un clandestino. E risponderemo picche». E quanto alle cifre fornite dal Viminale sulle espulsioni realizzate, Pirovano attacca: «In realtà gli espulsi non sono stati più di sette o otto, anche perché come farebbe la polizia ad accompagnare i clandestini alla frontiera se non ha nemmeno i soldi per pagarsi la benzina?».
Infine il manifesto ispirato dalla Lega Svizzera. Il Carroccio ha deciso di prendere a prestito i manifesti sulla sicurezza realizzati in Svizzera dall’Udc e che raffigurano tre pecore bianche che scacciano quella nera.
L’immagine è accompagnata da due scritte: “Diamo la residenza solo agli stranieri onesti che lavorano” e ”Sicuri a casa nostra”. Per evitare che la sinistra potesse stravolgere la realtà, Castelli ha tenuto a precisare: «Vi prego di non strumentalizzare: la pecora nera non si ispira a connotazioni razziste ma a quelle della tradizione italiana che vuole la pecora nera come quella che traligna dal gregge».

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